"Aprile è il più crudele di tutti i mesi. Genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio, desta radici sopite con pioggia di primavera. Quali radici si afferrano, quali rami crescono su queste rovine di pietra? Figlio dell’uomo tu non lo puoi dire, né immaginare perché conosci soltanto un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole. E l’albero morto non dà riparo e il canto del grillo non dà ristoro e l’arida pietra non dà suono d’acqua".
Con queste parole T. S. Eliot ne "La Terra desolata" descrive il principe della primavera da poco annunciata, un mese a cui Anna Frank aveva attribuito speranza e dove Pasolini supplica sua madre di non morire promettendole di star con lei in "un futuro aprile". D'Annunzio lo paragona ad un musicista e ad un cacciatore.
È il 3 Aprile 2022 e la mia condizione di salute è precaria. Provo a riprendere in mano il progetto "Memento Vivere, un'opera che si concluderà tra 20 anni" (vedi QUI), ma ogni volta che tento è come se l'universo mi costringesse ad un confronto diretto e, "crudele" sul tema.
Provo quindi a lavorare su "La pianista", performance che avrei voluto presentare proprio in questi giorni: "Cosa immaginate per voi da qui ad un anno? Dal 2020 ho scritto e cancellato almeno 4 progetti. Li ho stampati e posizionati al posto dello spartito del mio pianoforte inglese di inizio '900 completamente scordato. Cosa può fare una pianista con un pianoforte scordato? E chi non ha mai imparato a suonare dinanzi ad uno perfettamente funzionante? Ho bisogno di un accordatore per la mia anima".
Mi sento ad un punto cruciale della mia vita, dove ho cercato di intraprendere (sempre pretendendo eccellenza) diverse strade, ma ora mi trovo ad uno snodo decisivo. Immagino di essere al mare, catapultata nella scena de "la partita con la morta" ne "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman. Ogni aspetto dell'esistenza, che sia umano o professionale, in questo momento è sotto il mio potere. Potrei fare una telefonata e cambiare completamente la rotta della mia situazione sentimentale. Potrei organizzare un festival, oppure dedicarmi esclusivamente alla performance o continuare a scrivere articoli. Potrei prendere camera e attori e dare vita a progetti video a cui penso da un po'. Invece sono ferma ed osservo. Potrebbero passare giorni, mesi, anni in questo stato.
Forse so cosa mi paralizza: 1) la consapevolezza di aver deluso una persona sulla quale avevo proiettato una mia idealizzazione; 2) la mia "crudele" età che si appresterà ad abbandonare presto la gioventù e con essa la bellezza che ho rincorso sin dall'adolescenza;
Alzo gli occhi e sono esattamente le 00.00 di domenica ormai e scrivo (una canzone, 4 appunti, una filastrocca, non saprei) ma nonostante il quotidiano, nuovi incontri, sei ancora tu la mia musa:
Anni per questa attesa, risolta in fiocchi di minuti,
Sospesa come una trapezista, attaccata ai tuoi polsi ossuti
Soltanto gli occhi scoperti,
quella notte ho (ri)trovato verdi.
(E mentre vai via sussurri: sarò a Roma in questi giorni, chiamami per rivederci e cerca di sopravvivere sino ad allora.
E adesso? Come potrà reggere il confronto il resto del mondo?
Chi ti porterà da mangiare dopo le tue 16 ore di lavoro?
Mentre gli altri leggono sui tuoi disegni, io penso - forse - di aver scorto un guizzo nello sguardo e ti ho visto un pezzetto dentro).
Tutto in fiocchi di minuti.