Sono stata sempre appassionata alle mutazioni.
Da piccola percepivo il mio corpo acerbo come una crisalide trasparente in evoluzione…non era una condanna sentirsi inadeguata, era la MIA condizione. A distanza di tempo tutto è cambiato, le forme si arrotondano e si gonfiano, la gente si voltava ammirata. Ho calcato le odiose passerelle, ogni nuova conquista era per me una conferma. Tutto ciò che si trasforma catturava la mia attenzione.
Sessualmente attratta dall’androginia, osservavo i corpi di donne mascoline e uomini femminei.
I miei soggetti durante il liceo artistico riguardavano la metamorfosi.
Una delle mie opere “Muscoli- Il Dominante Apotemnofiliaco” tratta il tema dell’ apotemnofilia, un raro disturbo psichiatrico di identità corporea (body integrity disorder, BIID), chiamato così per la richiesta di amputazione da parte dei pazienti di un proprio arto che non lo si riconosce più come proprio.
Opera nata durante la mia collaborazione sulla prima tesi di laurea in Italia sull’argomento suggerito a Daniele Staci denominata “Devotee, Wannabe, Pretenders” che analizza non solo il disturbo, ma in modo più ampio affronta le connessioni con la bodyart estrema e la disforia di genere, con particolare attenzione al concetto di identità.
Il mio migliore amico è un ragazzo transessuale FtM (da donna a uomo) ed anche lui per motivi molto più profondi è legato al concetto di trasformazione corporea. Con lui ho scoperto il lavoro di Del La Grace Volcano, Loren Cameron, osservato le prime foto di donne vestite da uomo.
Dall’incontro con il Drag King Julius Kaiser è nata la performance che ci ha aperto le porte al mondo dell’arte contemporanea, “Obsolescenza del Genere” (che parla della transessualità FTM e che ho dedicato al mio migliore amico.)
Dall’unione delle nostre competenze, mie del mondo dell’arte e la sua esperienza performativa come drag king abbiamo dato vita alle Human Installation.
“Gender Obsolescence” è stata presentata con successo durante la Notte Bianca a Roma, accolta con fragorosi applausi a Berlino e selezionata da IDKE negli USAcome una delle trenta performance gender exploration migliori del mondo.
Mi sono laureata in comunicazione con una tesi sulle trasformazioni dell’arte con l’avvento dell’informatica.
Durante il liceo artistico, il mio insegnante Domenico Pesce, fu uno dei primi in Italia a portare le performance in ambito accademico. Mi sono avvicinata a lui per la sua ricerca sul concetto di mostruoso ed una delle sue performance “A Mary Shelley” una dedica alla scrittrice gotica della struggente storia di Frankenstein.
Mi chiese più volte di partecipare come protagonista della sua performance, ma solo dopo diversi anni sono diventata il non-morto della sua scultura vivente. Anche Frankenstein ha un collegamento fortissimo con il concetto di cambiamento. Essere a metà in una nuova vita indotta. Essere orrendo senza scelta (ma chi sceglie di vivere?), pezzi di corpo cucito e vita come elettricità (forse il quinto elemento).
La performance è stata realizzata in occasione dell’evento Extreme Gender Art, da me realizzato con Julius Kaiser, che per l’occasione ha dato vita ad un’altra Performance di Domenico Pesce , “Intelligent Weapon”. Una critica alla società americana, mediante la rappresentazione di un Superman Pop decadente. La sinergia con la musica di Alessio Contorni, il bodypainting di Sylvia Di Ianni, video da me scelti e curati da vj PacOnazim ha dato vita ad un’azione degli anni 60 in chiave moderna.
Extreme Gender Art è un progetto che promuove le arti perfromative innovative, con particolare attenzione alle arti sottoposte a censura. Extreme Gender Art realizza eventi, collabora con altri eventi e promuove i propri artisti che si occupano di performance art, una forma artistica dove l’azione di un individuo o di un gruppo, in un luogo particolare e in un momento particolare costituiscono l’opera.
Abbiamo realizzato un evento contro la censura che ha avuto un successo incredibile.
Nostri ospiti sono stati Bloody Cirkus che si occupano di Body Art estrema, Maestro BD col quale collaboriamo per performance di bondage, ma anche artisti internazionali come Lazlo Pearlman.
Sono stata sempre appassionata di Body Art estrema, credo che Franko B (che ho avuto l’onore di conoscere ed interagire a Madrid) sia il migliore artista vivente in questo momento.
Sto lavorando per raffinare la tecnica del playpiercing, restituendo alla bodyart degli spazi di sperimentazione ancora inesplorati. L’ultima performance realizzata con Julius Kaiser “il gioielliere” affronta il tema atavico delle differenze di classe ed il gioiello, status symbol per eccellenza è usato per ferire e decorare. Il mio sangue diviene rubino e scorre, muta.